Si ritengono gravissime le affermazioni rilasciate alla stampa dall’assessore regionale alla Sanità Rocco Leone, con l’aggravante del suo essere un medico prima che un politico, nei confronti dei medici di medicina generale. Purtroppo non è la prima volta che registriamo uscite che eufemisticamente possono essere definite infelici da parte di Leone, che non più tardi di qualche settimana fa aveva affermato sulla stampa che i medici di continuità assistenziale “servono solo per chiamare il 118”.
Adesso al danno si aggiunge la beffa. La lettera inviata all’ordine dei medici è solo il maldestro tentativo di porre in qualche modo rimedio ad un errore grossolano, senza di contro in alcun modo chiedere scusa e ritirare quanto testualmente dichiarato.
L’intervista rilasciata a una testata giornalistica non lascia adito ad alcun dubbio su errate interpretazioni da parte dei giornalisti su quanto affermato e ribadito dall’assessore: “I medici hanno ceduto le armi” e “non rispondono al telefono”. Non capiamo quale possa essere il fraintendimento a concetti chiari che evidenziano accuse pesanti nei confronti di una categoria che è in prima linea, con grande senso di responsabilità e abnegazione, nel fronteggiare questa emergenza, nonostante tutti i problemi, primo fra tutti quello della scarsezza e inadeguatezza dei presidi di protezione individuale.
Le affermazioni di Leone sono ancora più gravi perché fatte da un medico che mostra di non conoscere il codice deontologico.
Se il medico Leone è tra l’altro a conoscenza di mezzi alternativi che permettono con la sola clinica di differenziare un Covid-19 da una mera broncopolmonite, come ha fatto con la signora visitata nel suo ambulatorio, peraltro infrangendo qualsiasi protocollo stilato dalla stessa task force regionale, chiediamo a questo punto di predisporre una urgente e adeguata formazione a tutta la classe medica, cosi da non sprecare risorse né umane né economiche.
Se davvero Leone ha utilizzato il suo ambulatorio di pediatria per visitare una signora che si era rivolta a lui con sintomi che avrebbero potuto essere riconducibili al Covid, agendo nell’esercizio della professione in maniera del tutto autonoma, surclassando le indicazioni date dalla task-forse regionale, si tratterrebbe di un fatto molto grave.
La nostra regione aveva qualche settimana di anticipo rispetto al Nord e si sono ricevute continuamente rassicurazioni del tipo “siamo pronti, è tutto pronto, ci siamo organizzati”. Ma alla prova dei fatti, le parole si stanno rivelando solo parole. Le rassicurazioni non bastano più di fronte ai numeri che aumentano e al coinvolgimento di strutture ospedaliere. Che il contagio sia iniziato fuori o da dentro l’ospedale, ha poca importanza.
Gli operatori sanitari hanno lavorato e lavorano senza adeguati dispositivi di sicurezza. Questo è un dato e non è più possibile e tollerabile.
È inutile elencare i danni già provocati nella nostra regione, perché sono sotto gli occhi di tutti. Il tempo giocava a nostro favore ma lo abbiamo sprecato per l’inefficienza e l’incompetenza che quotidianamente siamo costretti a registrare. Non chiediamo scuse, ma azioni concrete e reali volte alla nostra tutela. Chiediamo di avere davvero dispositivi di protezione individuali che ci aiutino a non scendere a mani nude sul campo per curare i nostri ammalati e tutelare la comunità che ci è affidata.
Chiediamo al presidente Bardi, che in videomessaggio nella giornata di ieri ringraziava i sanitari per il loro lavoro, che tutti gli operatori sanitari debbano essere sottoposti a tampone e provvisti di dispositivi di sicurezza seri, reali e adeguati. È necessario che il governatore vigili affinché tutti, indistintamente, rispettino le regole, che lui stesso ha richiamato nel suo appello, per vincere tutti insieme questa impari battaglia.
Potenza, 25/3/2020
Segretaria generale Fp Cgil Potenza
Medici di medicina generale
Maria Teresa Bochicchio